Gonario II di Torres

Sovrano di Torres e beato della Chiesa cattolica

Gonario II di Torres, nato Gonario de Lacon-Gunale de Thori (Logudoro, 1110-1114Ville-sous-la-Ferté, dopo il 1182), fu giudice di Torres dal 1127 al 1153, e poi monaco nell'abbazia cistercense di Clairvaux dal 1154.

Gonario II di Torres
Giudice di Torres
Stemma
Stemma
In carica1127 –
1153
PredecessoreCostantino I
SuccessoreBarisone II
Nome completoGonario II de Lacon-Gunale
Altri titoliSignore di Goceano

Signore di Anglona

NascitaLogudoro, 1110-1114
MorteVille-sous-la-Ferté, dopo il 1182
DinastiaLacon-Gunale de Thori
PadreCostantino I di Torres
MadreMarcusa de Gunale
ConsorteMaria degli Ebriaci
FigliBarisone
Comita
Pietro
Ittocorre
ReligioneCattolicesimo
Beato Gonario II di Torres
 

Sovrano

 
NascitaLogudoro, 1110-1114
MorteVille-sous-la-Ferté, dopo il 1182
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza19 luglio

Le vicende della sua vita descritte nel De Miraculis del monaco Erberto (seconda metà del XII secolo) e nel Libellus Judicum Turritanorum (XIII secolo) consentono di tracciare un quadro rappresentativo della storia del XII secolo in Sardegna. È venerato come beato ab immemorabili dalla Chiesa cattolica.

Biografia

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Nascita

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Conosciuto anche come Gonnario, Gunnario e anche Gumarius[1], era figlio del secondo matrimonio del giudice Costantino I di Torres[2] membro della casata dei Lacon-Gunale de Thori con Maria de Thori/Zori (dal primo matrimonio) o Marcusa de Gunale (secondo matrimonio).

Sia il Libellus Judicum Turritanorum sia il Pseudocondaghe di Saccargia narrano la storia del giudice Costantino I di Torres e di sua moglie Marcusa che, tristi per la morte di tutti i figli generati entro il primo anno di nascita, si recarono nella basilica di San Gavino di Porto Torres per pregare i Santi Martiri Gavino, Proto e Gianuario affinché potessero avere un erede. Di rientro nella capitale giudicale di Ardara, si fermarono vicino alle rovine di una chiesa (probabilmente la preesistente chiesa di S. Maria[3]) nella villa di Saccargia dove, in sogno, appresero che avrebbero potuto avere il tanto desiderato figlio se avessero costruito in quel luogo un monastero in onore della Santissima Trinità. Decisero pertanto di costruire il monastero e i due sovrani di Torres concepirono Gonario[4].

Diversi e contrastanti documenti fanno riferimento alla data di nascita di Gonario[5], la quale non si può fissare con esattezza ma all'interno di un periodo che va dal 1110-1114[6].

Il giovane erede

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Chiesa palatina Santa Maria del Regno, Ardara

Gonario trascorse l'infanzia presso il Palazzo di Ardara, circondato da dame di corte e da precettori che gli insegnarono i rudimenti della lettura e scrittura[7].

Alla morte del padre Costantino (c. 1127-1128) essendo ancora minorenne, Gonario rimase sotto la protezione della madre (reggente del regno) e del tutore Ithoccor Gambella. La Corona de Logu stabilì comunque che Gonario era il legittimo erede alla successione in luogo del fratellastro Saltaro (figlio di primo letto di Marcusa) il quale si era distinto nella spedizione pisana per la conquista delle Baleari. Inoltre, Saltaro era sposato con una componente della nobile famiglia de Athen. Questi ultimi cercarono di sfruttare questo momentaneo vuoto di reggenza effettiva per tentare di sovvertire il potere nel giudicato a proprio vantaggio.[8]. In questa situazione di grave pericolo per l'incolumità di Gonario, Ithoccor Gambella portò il giovane a Porto Torres e lo imbarcò su una galea di mercanti pisani che lo portarono a Pisa. Il principe fu affidato al nobile Ugo degli Ebriaci con il compito di proteggerlo ed educarlo. Al compimento del diciassettesimo anno messer Ebriaci concesse a Gonario di sposare la propria figlia Maria[9].

Investitura

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Stemma Giudicale di Torres - Basilica di San Gavino - Porto Torres

Tra l'estate del 1130 e l'estate del 1131, Gonario tornò in Sardegna accompagnato da sua moglie Maria, da messer Ebriaci e da altri nobili pisani con una flotta di quattro galee armate dallo stesso Ebriaci. Una volta sbarcato a Porto Torres, Gonario venne accolto con grandi feste e subito riconosciuto sovrano del Logudoro[10].

Ratificata dalla Corona de Logu l'investitura del giudice con l'attribuzione del bannus consensus (approvazione formale) e la consegna del baculum regale (scettro), Gonario impiegò i primi mesi di regno per consolidare il proprio potere. Innanzitutto, il giudice strinse formalmente amicizia con Pisa e con il Papato attraverso la firma di un documento del 6 marzo 1131 nel quale donava terre e privilegi all'Opera del Duomo di Pisa e nel quale giurava fedeltà a Ruggero, arcivescovo di Pisa e legato pontificio in Sardegna[11]. Inoltre, non giudicando abbastanza sicuro il Palazzo di Ardara, Gonario si recò nel monte di Goceano per edificarvi un castello (oggi ne pressi di Burgos), sfruttando una posizione strategica e la probabile perizia tecnica del suocero Ebriaci, che ultimato il Castello, fece ritorno a Pisa[12]. Il castello del Goceano fu la residenza più frequentata da Gonario, anche perché si trovava nella posizione più utile per fronteggiare le mire espansionistiche di Comita III di Arborea nei confronti del giudicato turritano.

Appena consolidatosi e rafforzatosi nel proprio potere, Gonario decise di muovere un'azione militare interna contro i suoi rivali, in particolar modo gli Athen di Pozzomaggiore che non avevano abbandonato i loro propositi di dominio sul Giudicato. Il Libellus Judicum Turritanorum riporta come Gonario intraprese una vera e propria missione per eliminare i suoi nemici e rivali, la quale ebbe fine con un'ultima cruda uccisione: forse superstiti alla battaglia sul campo, alcuni componenti della famiglia Athen si rifugiarono nella Chiesa di San Nicola di Trullas per trovare riparo (nel Medioevo, l'interno di una chiesa offriva un ideale ed intoccabile asilo) ma sfortunatamente vi trovarono la morte, venendo uccisi dietro l'altare. Ricompensò i suoi alleati con ricchi lasciti, tra cui l'investitura a cavaliere del fidato Ithoccor Gambella, donandogli la Romangia ed i suoi ricchi fondi.[12]. Inoltre, concesse ai mercanti dell'alleata Repubblica sovvenzioni tali nel commercio (di cuoio, granaglie, corallo e tessuti), da suscitare nuovamente l'ostilità di Genova e di Comita III di Arborea che avevano siglato accordi di reciproca protezione.[13].

Durante il suo regno, Gonario rafforzò il giudicato e le sue relazioni internazionali. Come ci raccontano il Libellus Judicum ed il Condaghe di S. Pietro di Silki, egli amministrò la giustizia con equità e governò con saggezza.

Dalla moglie Maria ebbe quattro figli: Barisone (il futuro giudice Barisone II di Torres dal 1147 al c. 1191), Pietro (futuro giudice di Cagliari dal 1153 al 1189), Ittocore, Comita[14].

Durante il regno di Gonario, vi furono dei periodi di relativa pace con gli altri giudici sardi: infatti risale al 1146 l'unico evento nella storia della Sardegna giudicale in cui quattro giudici sono presenti insieme, ossia la consacrazione della nuova parrocchiale di Santa Maria alla presenza dell'arcivescovo di Pisa, Villano[15].

Viaggio in Terrasanta

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Sindia - Chiesa di Nostra Signora di Corte

Nel 1144 in Terra santa la Contea di Edessa cadde in mano ai turchi. In risposta all'appassionata azione predicatoria messa in atto da Bernardo di Chiaravalle, nel 1145 papa Eugenio III, con la bolla Quantum praedecessores, bandì una nuova Crociata per recuperare la perduta contea.

Nell'estate del 1147 Gonario partì per la Terrasanta per visitare il Santo Sepolcro. Durante il viaggio si fermò a Montecassino e, in quell'occasione, emanò un documento di conferma, in favore dell'abate Rainaldo di Collemezzo, di tutte le donazioni e concessioni fatte al cenobio nei documenti dai suoi predecessori.[16][17].

Assai sensibile alla religione ed ai racconti delle vite dei santi che sentì probabilmente fin da bambino, Gonario intraprese il viaggio in Terrasanta più per motivi devozionali che non guerreschi[18], sebbene non dovette rimanere insensibile ai racconti sulle crociate ed alla figura di Bernardo di Chiaravalle[19]. Compagni di viaggio di Gonario furono il vescovo di Sorres ed altri nobili sardi e pisani[20].

Il Libellus Judicum Turritanorum ci racconta che durante il viaggio di ritorno, passando per il reamen de Pula (la Puglia, ovvero l'Italia meridionale sotto i Normanni), seppe che a Montecassino era presente Bernardo di Chiaravalle e, fattosi ricevere da questi, a seguito di una lunga conversazione che lo impressionò intimamente, assunse con il santo l'obbligo di fondare un monastero cistercense nel Giudicato di Torres (Caputabbas presso Sindia), mentre Bernardo assunse l'impegno di inviare i monaci nel numero ritenuto necessario (150 monaci e 50 conversi)[21].

Un'altra fonte autorevole, il De Miraculis del monaco Erberto, invece racconta che l'incontro tra Gonario e Bernardo avvenne presso la stessa abbazia di Clairvaux, dopo un pellegrinaggio al monastero di San Martino di Tours, santo all'epoca assai venerato nel regno di Torres. Durante questo incontro, San Bernardo vaticinò al giudice Gonario che, pur partendo, un giorno sarebbe ritornato a Clairvaux per rimanervi per sempre[22].

Pur nella discordanza delle due fonti, storicamente si accetta l'incontro tra Bernardo e Gonario dopo il pellegrinaggio in Terrasanta ma prima del suo rientro in Sardegna. Nell'estate del 1148 o nei primi mesi del 1149, Gonario ritornò nel suo regno di Logudoro profondamente scosso da questa esperienza umana e spirituale[23].

Secondo la tradizione, al 1148-1149 si deve la fondazione della prima abbazia cistercense sarda, l'abbazia di S. Maria di Corte o di Cabuabbas, oggi nel territorio di Sindia[24]. A Gonario si deve l'ingresso e l'espansione dell'Ordine cistercense nel Logudoro nella seconda metà del XII secolo, il quale ebbe come suoi illustri rappresentanti diversi vescovi ed arcivescovi turritani, come Erberto, arcivescovo di Torres, e i monaci Augerio e Goffredo, vescovi di Sorres. Ancora oggi l'arcivescovo di Sassari porta i titoli onorifici di abate di Santa Maria di Paulis e priore di Santa Maria di Coros, un tempo le più importanti sedi cistercensi della diocesi Turritana.

Crisi di coscienza

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Monte Gonare - sulla cima si trova il santuario di Nostra Signora di Gonare.

Ormai quarantenne e memore della parole di San Bernardo, Gonario perse interesse per le cose di questo mondo (il medievale contemptus mundi) e decise di abbandonare il potere ed il governo del giudicato nel 1153, stesso anno della morte di San Bernardo. Dopo aver confermato le assegnazioni territoriali ai figli, ripose il suo regno nelle mani del primogenito Barisone, che già dal 1147 era coreggente insieme al padre[14] e si diresse verso l'abbazia di Clairvaux. Probabilmente è in questo momento che la madre Marcusa si recò a Messina, fondando l'ospedale di S. Giovanni d'Oltremare, dove morì e fu sepolta[25].

Come cita il Chronicon Claravallense, Gonario entrò a Clairvaux nel 1154 per rimanervi fino alla morte[26]. Gonario visse nel monastero a lungo, tanto che nel 1178 era ancora vivo, come viene ricordato dal monaco Erberto (futuro arcivescovo di Torres)[27] che ne ammirò la sua perfezione spirituale e penitenziale «omnique gloria mundi deposita [...] iam annum quinque peragens in disciplina suxepti Ordinis assidue militat et expectat donec veniat immutatio eius»[28].

Morì in tarda età come riferisce Corrado di Eberbach[29], probabilmente dopo il 1181 (data di ultimazione del De miraculis che non riporta la notizia della morte di Gonario) e forse anche dopo il 1192 (data di ultimazione del Chronicon Claravallense che non riporta la notizia della morte di Gonario)[30] cum fama sanctitatis e fu sepolto presso l'ingresso della chiesa abbaziale del monastero di Clairvaux.

Gonario viene annoverato tra i beati dell'Ordine Cistercense (beatus Gumarus) ed il suo ricordo liturgico ricade il 19 luglio[31].

Tradizioni

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Chiesa di Nostra Segnora 'e Gonare, tra Orani e Sarule

Secondo la tradizione popolare, la chiesa di Nostra Signora de Gonare, tra Orani e Sarule, apice meridionale del Giudicato di Torres, venne fatta edificare da Gonario sulla vetta del Monte Gonare (1083 m s.l.m.) per sciogliere un voto alla Madonna.

Al rientro dal viaggio in Terra santa, al largo del Golfo di Sarule, Gonario avrebbe rischiato di fare naufragio. Egli si appellò alla Vergine, dopo di che gli apparse in miracolo la visione di un monte che gli servì per orientarsi verso la terraferma, salvandosi da morte certa. In quel monte (che si chiama Monte Gonare) il giudice fondò, come riconoscimento della grazia ricevuta, il santuario della Madonna di Gonare. Lo scampato naufragio ed il sogno sulla Madonna furono forse alla base della scelta monastica.

Matrimonio e discendenza

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Sposò Maria, figli del pisano Ugo degli Ebriaci[32] da cui ebbe:

  • Barisone II, suo successore dopo il pellegrinaggio a Gerusalemme[33];
  • Comita, che alla partenza di suo padre ricevette le rendite della curatoria de Ogianu et Angione, probabilmente l'Anglona[34];
  • Pietro Torchitorio III, giudice di Cagliari in quanto marito della primogenita di Costantino Salusio III, che ricevette dal padre le rendite della curatoria del Goceano[34]
  • Ittocorre, che ricevette dal padre le rendite della curatoria di Planargia. Secondo il Libellus Judicum Turritanorum fondò il castello del Montiferro[34]
  1. ^ per le diverse diciture, cfr. Lindsay Leonard Brook, F. C. Casula, M. M. Costa, Anna Maria Oliva , Romeo Pavoni, Marco Tangheroni, (a cura di) Genealogie medioevali di Sardegna, Sassari, 1984, pp. 82 s; per Gunnarius/Gunnario il Libellus Judicum Turritanorum, il Chronicon Claravallense, il De Miraculis di Erberto, il De Rebus Sardois di G.F. Fara mentre cfr. per Gumarius/Gumarus il Menologium Cisterciense di C. Henriquez, il Series Scantorum et defunctorum di C. Chalemot
  2. ^ «Ego iudice Gunnari [...] filius quondam Constantini item iudici» in P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, vol. I, secolo XII, doc. 40, citato in R. Carta Raspi, Storia della Sardegna, Milano, 1977, p. 481
  3. ^ G. Zanetti, I Camaldolesi in Sardegna, Cagliari, 1974, p. 47, nota 25
  4. ^ A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957, pp. 46-47; Pseudocondaghe di Saccargia, in P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, I, pp. 192-194 (doc. XX)
  5. ^ Riprendendo lo Pseudoconadghe di Saccargia e la Donazione fatta il 24 giugno 1147 a Montecassino, Gonario sarebbe nato tra il 1110-1111; se invece rapportata alla morte del padre Costantino, la data di nascita si sposta al 1113-1114. cfr. G. Colombini, Gonario II di Torres, Arkadia, Cagliari 2015, pp.29-30
  6. ^ G. Colombini, Gonario II di Torres, Cagliari, Arkadia, 2015, p. 30
  7. ^ P. F. Simbula, Gonario II di Torres e i Cistercensi, in I Cistercensi in Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1990, pp. 107-115; G. Colombini, Gonario II di Torres, Cagliari, Arkadia, 2015, p. 30
  8. ^ P. F. Simbula, Gonario II di Torres e i Cistercensi, in I Cistercensi in Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1990, p. 110
  9. ^ cfr. A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957, p. 49
  10. ^ A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957, p. 47
  11. ^ P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, I, pp. 206-207 (doc. XL)
  12. ^ a b A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957, p. 48
  13. ^ cfr. G. Meloni, A. Dessì Fulgheri, Mondo rurale e Sardegna del XII secolo, Napoli, Liguori Editore, 1994
  14. ^ a b L. L. Brook, F. C. Casula, M. M. Costa, A. M. Oliva, R. Pavoni, M. Tangheroni, Genealogie medioevali di Sardegna, Due D editrice mediterranea, 1984
  15. ^ G. Colombini, Gonario II di Torres, Cagliari, Arkadia, 2015, p. 41
  16. ^ P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, I, p. 216 (doc. LVI)
  17. ^ P. Merci (cur.), Il Condaghe di S. Nicola di Trullas, Nuoro, Ilisso, 2001, pp. 170-170 (sch. 270)
  18. ^ Di questa opinione sono sia P.F. Simbula sia G. Colombini. cfr. P.F. Simbula, Gonario II di Torres e i Cistercensi, in I Cistercensi in Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1990, pp. 113-114; G. Colombini, Gonario II di Torres, Cagliari, Arkadia, 2015, pp. 42-45
  19. ^ Non si dimentichi l'importanza dell'Ordine cistercense, che grazie a Bernardo di Chiaravalle stava vivendo una nuova primavera, che funzionava da valido supporto insieme agli ordini ospitalieri per i pellegrinaggi verso la Terra santa e il Santo Sepolcro
  20. ^ P. F. Simbula, Gonario II di Torres e i Cistercensi, in I Cistercensi in Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1990, p. 113
  21. ^ A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957. È ormai sfatata da illustri storici (G. Zanetti, R. Turtas) la cifra esorbitante di 200 unità umane, per cui si ritiene che il numero originale fosse di un abate e di 12 monaci iniziali. Inoltre, sempre gli storici contestano la presenza di Bernardo a Montecassino nel 1147
  22. ^ Migne, PL, vol. 185, coll. 462-463 – S. Bernardi Vita prima, Liber VIII, Ex Herberti libris De Miraculis, caput V, 12; MGH, Scriptores (SS), 26, p. 140 – Ex Libro II
  23. ^ G. Colombini, Gonario II di Torres, Cagliari, Arkadia, 2015, pp. 46, 50
  24. ^ L. Janauschek, Originum Cisterciensium Tomus Primus etc., Vindobonae, 1877 (ristampa Ridgewood, N.J., Gregg Press, 1964)
  25. ^ A. Sanna, A. Boscolo, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957
  26. ^ J. P. Migne, Patrologia Latina, vol. 185, coll. 1247-1252: Anno Domini 1154 [...] judex Sardiniae Gunnarius Claraevalli se reddit
  27. ^ A.M. Oliva, Herbertus monaco di Clairvaux ed arcivescovo di Torres, in AA.VV., I Cistercensi in Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1990
  28. ^ Erberto, De sancti Bernardi miraculis, in "Monumenta Germaniae Historica", Scriptores (SS), 26, p. 140
  29. ^ L'autore scrive così nel suo Exordium magnum: «decrepita aetatem» (J. P. Migne, Patrologia Latina, vol. 185, Exordium Magnum, col. 1091
  30. ^ G. Colombini, Gonario II di Torres, Cagliari, Arkadia, 2015, pp. 46, 53-54
  31. ^ C. Enriquez, Menologium Cistertiense notationibus illustratum, Anversa, 1630, pp. 234-235
  32. ^ Casula, Genealogie medioevali di Sardegna, 1983, p.198.
  33. ^ Casula, Genealogie medioevali di Sardegna, 1983, p.199.
  34. ^ a b c Casula, 1983, p.199.

Bibliografia

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  • Gabriele Colombini, Gonario II di Torres. Il re, il monaco e il guerriero, Cagliari, Arkadia, 2015, ISBN 978-88-68510-60-2.
  • Gabriele Colombini, Dai cassinesi ai cistercensi. Il monachesimo benedettino in Sardegna nell'età giudicale (XI-XIII secolo), Cagliari, Arkadia, 2012, ISBN 978-8896412596.
  • Gian Giacomo Ortu, La Sardegna dei giudici, Nuoro, Edizioni Il Maestrale, 2005, ISBN 88-89801-02-6.
  • Raimondo Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna. Dalle origini al duemila, Città Nuova, 1999.
  • Pinuccia Simbula, Gonario II di Torres e i Cistercensi, in AA.VV., I Cistercensi in Sardegna, Nuoro, Ilisso, 1990.
  • L.L.Brook, F.C. Casula, M.M. Costa, A.M. Oliva, R. Pavoni, M. Tangheroni, Genealogie medioevali di Sardegna, Due D editrice mediterranea, 1984.
  • Alberto Boscolo, Aspetti della società e dell'economia in Sardegna nel Medioevo, Cagliari, EDES, 1979.
  • Alberto Boscolo, La Sardegna bizantina e alto-giudicale, Sassari, Chiarella, 1978.
  • Ginevra Zanetti, I Cistercensi in Sardegna: le abbazie di S. Maria di Corte, di Paulis, e di Coros, in Bollettino dell'Associazione Archivio storico sardo di Sassari, Vol. 2 (2), p. 5-24, 1976.
  • Ginevra Zanetti, I Camaldolesi in Sardegna, Cagliari, Editrice Sarda Fossataro, 1974.
  • Alberto Boscolo, Le fonti della storia medioevale: orientamenti, Cagliari, La Zattera, 1968.
  • Alberto Boscolo e A. Sanna, Libellus Judicum Turritanorum, Cagliari, 1957.
  • Leopold Janauschek, riginum Cisterciensium Tomus Primus in quo praemissis congregationum domiciliis adjectisque tabulis chronologico-genealogicis veterum abbatiarum a monachis habitatarum fundationes ad fidem antiquissimorum fontium primus descripsit, Vindobonae, 1877.
  • Angius V., Casalis G., Dizionario degli Stati Sardi, Editrice Sardegna.
  • J.P. Migne, Patrologia Latina, vol. 185, coll. 462-463 – S. Bernardi Vita prima, Liber VIII, Ex Herberti libris De Miraculis.
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  • Omar Onnis e Manuelle Mureddu, Illustres. Vita, morte e miracoli di quaranta personalità sarde, Sestu, Domus de Janas, 2019, ISBN 978-88-97084-90-7, OCLC 1124656644. URL consultato il 6 dicembre 2019.
  • Pasquale Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, Torino, 1861-8, in Historiae Patriae Monumenta, Tomi X-XII
  • Giuseppe Meloni (a cura di), Il condaghe di San Gavino, CUEC editrice, 2005 ISBN 8884672805.

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