Girolamo Maccabei

vescovo di Castro

Girolamo Maccabei (Ferrara, XVI secoloRoma, 1574) è stato un vescovo cattolico italiano.

Girolamo Maccabei de Toscanella
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
NatoXVI secolo a Ferrara
Nominato vescovo6 luglio 1543 da papa Paolo III
Consacrato vescovo28 ottobre 1543 dall'arcivescovo Alfonso Oliva, O.S.A.
Deceduto1574 a Roma
 
Castro da una cartina del 1663

Biografia

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Girolamo Maccabei nacque a Ferrara ma compì i suoi studi a Roma dove fu eletto vescovo di Castro nel luglio del 1543 prendendo possesso della diocesi solo nel luglio del 1545.[1]

Durante il pontificato di papa Paolo III fu nominato cappellano pontificio e canonico nel 1547 di San Pietro. Il 5 novembre 1550 fu eletto a magister della cappella pontificia e oltre a seguire le cerimonie in San Pietro, ebbe anche l'incarico di scegliere i cantori per le cerimonie che si stavano svolgendo al Concilio di Trento.[2] Nel 1568 si dimise dalla diocesi di Castro trasferendosi a Roma dove morì nel 1574.[1][3]

Sinodo diocesano

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Il vescovo partecipò negli anni 1562-1563 del concilio tridentino.[4] Rientrato a Castro convocò il 16 novembre 1564 nella cattedrale di San Savino il sinodo diocesano di cui si mantiene la documentazione a testimonianza della tempestività con cui egli obbedì alla promulgazione dei decreti conciliari di papa Pio IV nel Benedictus Deus del 30 giugno 1564.[5]

Al sinodo parteciparono il vicario Cristoforo Ancorino, il notaio Bernardo Romanelli, tutti i prelati arcidiaconi e aripresbiteri delle chiese collegiali, nonché i rettori e i cappellani delle parrocchie. Il vescovo Maccabei informò di quanto i decreti del concilio avevano approvato chiedendone a tutti i presenti obbedienza, in particolare per quelli che riguardavano la condotta dei chierici, le scomuniche, le decime, i sacramenti ristabilendo così l'autorità vescovile sul clero e sui fedeli.[3] Il vescovo cercò inoltre di porre rimedio alle lamentele e alle difficoltà in cui versavano molto dei prelati specialmente per il pagamento delle decime e il mantenimento degli addobbi e suppellettili delle chiese con un decreto promulgato in lingua volgare per essere inteso anche alla popolazione.[1]

Il vescovo mantenne un rapporto epistolare con san Carlo Borromeo, dove risulta che più volte espresse le sue lamentele circa la situazione difficile in cui si trovava la sua diocesi.[3] La cittadina, infatti, era stata eretta nel 1537 a capitale del ducato di Pier Luigi Farnese da papa Paolo III. Quando nel 1545 il Farnese fu nominato duca di Parma e Piacenza si allontanò da Castro, lasciando in ultimate opere e costruzioni,[6] e il vescovo si trovava impossibilitato ad ultimare le opere che richiedevano ancora troppi lavori e sostegno economico.

Forse per queste difficoltà o forse per il suo stato di salute, nel 1568 si dimise trasferendosi a Roma, dove morì nel 1574.[3] La salma fu sepolta nella chiesa di Sant'Agostino.[1]

Genealogia episcopale e successione apostolica

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La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

  1. ^ a b c d Maccabei Girolamo, su gentedituscia.it, Gente di Tuscia. URL consultato l'8 marzo 2019.
  2. ^ Francesco Antonio Turriozzi, Memporie storiche della città Tuscaniache ora volgarmente dicesi Toscanella, 1778, p. 57.
    «Girolamo Maccabei vescovo di Castro, nobile Toscanese, e primaverio della nostra cattedrale di S.Pietrodi cui l'anno 1545 il dì 2 febbraio aveva preso possesso»
  3. ^ a b c d Nanni.
  4. ^ Giovanni Baini, Memorie storiche e critiche della vita di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Roma dalla società tipografica, 1828, p. 204.
  5. ^ Benedictus Deus, su sapere.it. URL consultato l'8 marzo 2019.
  6. ^ Giampiero Brunelli, Pier Luigi Farnese, su treccani.it. URL consultato il 5 marzo 2019.

Bibliografia

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  • Carlo Nanni, All'indomani del Concilio di Trento. Il sinodo del Vescovo di Castro Girolamo Maccabei (16 novembre 1564), Roma, LAS, 2013.

Collegamenti esterni

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