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Il cashmere (nome inglese) o cachemire (nome francese), in italiano adattato di rado come casimiro o casimira o casimirra o cascimirra,[1] è una pregiata fibra tessile formata con il pelo di Capra hircus. Il suo nome viene dal Kashmir, regione storica attualmente divisa tra India, Pakistan e Cina, da dove la si esportò verso l'Europa sin dall'inizio del XIX secolo.

La capra changthangi, la cui lana è utilizzata per il cashmere

Origine

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Le capre vivono nelle regioni montuose e degli altipiani dell'Asia. I paesi fornitori più importanti sono: Iran, Mongolia, Cina e Afghanistan. Modeste quantità vengono prodotte anche dalla regione del Kashmir.

Le particolari condizioni climatiche, i forti sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte di queste zone, favoriscono lo sviluppo della peluria chiamata duvet. Questa peluria (come del resto tutte le fibre animali) ha lo scopo di termo-regolare il corpo dell'animale rispetto all'ambiente esterno, proteggendolo sia dalle basse, sia dalle alte temperature.

Descrizione

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La mano del cashmere è morbida, setosa e vellutata, dà una sensazione calda e soffice. La parte più sottile e fine è la peluria del sottomantello ed è chiamata duvet, cioè lo strato inferiore soffice e lanoso; la parte più grossa con peli rigidi e ruvidi proviene dal mantello esterno ed è chiamata giarre. Per raccoglierlo si esegue una pettinatura manuale del mantello durante la stagione della muta, che avviene in primavera. La produzione si aggira in media tra 100 e 200 grammi di pelo fine per ogni animale adulto.

Denominazioni

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Prende nome, seguendo le normative di legge:

Lavorazione del cashmere

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La Cina è il primo produttore al mondo di cashmere, fanno seguito Mongolia, Afghanistan, Iran, India, Pakistan.[2]

Uno dei Paesi più importanti per la lavorazione del cashmere è l'Italia,[2] in particolare nelle zone piemontesi del biellese e della Valsesia. Qui hanno sede le più importanti aziende al mondo che lavorano questa fibra con un ciclo completo di produzione: dalla selezione del fiocco di cashmere (quello migliore si riconosce per la lunghezza delle fibre, solitamente proveniente dalla Mongolia) fino alla trasformazione in filato e quindi in tessuto. Grazie alla purezza del fiume Sesia e del torrente Cervo e alle caratteristiche chimico-fisiche delle loro acque è possibile lavorare il cashmere ottenendo una morbidezza assoluta, difficilmente riproducibile altrove. Tra i principali trasformatori di cashmere di lusso situati in questo distretto esistono Loro Piana (che fa parte del gruppo LVMH[3]), Lanificio Colombo, Zegna e Piacenza Cashmere;[4] altri grandi produttori italiani di capi in cashmere si trovano nel distretto tessile dell'Umbria tra cui Brunello Cucinelli.

  1. ^ Sono registrati anche gli adattamenti parziali: cascimir, casimir, cascemir, tutti ossitoni, cfr. Cascimir, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 aprile 2016.
  2. ^ a b Italia, regno del cashmere, su vocearancio.ingdirect.it (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2014).
  3. ^ Lvmh compra Loro Piana per due miliardi, su ilsole24ore.com, Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2013.
  4. ^ Cashmere, dalla Cina all'Italia due volte andata e ritorno, su mffashion.com (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2014).

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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