Antalcida
Antalcida, figlio di Leonte[1] (in greco antico: Ἀνταλκίδας?, Antalkídas; Sparta, V secolo a.C. – Sparta, 367 a.C.), è stato un ammiraglio, politico e diplomatico spartano.
Antalcida | |
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Eforo di Sparta | |
Durata mandato | 386 a.C. |
Capo di Stato | Agesipoli I Agesilao II |
Biografia
modificaPrimi incarichi
modificaNel 393 a.C. (o nel 392 a.C.) fu inviato da Tiribazo, satrapo persiano di Sardi, per minare le relazioni amichevoli che esistevano tra Atene e la Persia, offrendo il riconoscimento della sovranità persiana sulle città greche dell'Asia Minore e sulle isole egee. Per contrastare gli sforzi degli Spartani, gli Ateniesi risposero inviando a Sardi un'ambasciata guidata da Conone, ma Tiribazo, che era favorevole a Sparta, imprigionò l'ateniese.
Tuttavia, il re Artaserse II, disapprovando il gesto del suo satrapo, lo destituì, mettendo al suo posto Struta (391 a.C.) il quale, al contrario del predecessore, perseguì una politica antispartana:
«Venne inviato Struta con l'incarico di sovrintendere alle città della costa. Costui si mostrò un aperto sostenitore degli Ateniesi e dei loro alleati, memore dei danni fatti da Agesilao ai territori del Re. Quando gli Spartani capirono che Struta sarebbe stato loro ostile e favorevole invece agli Ateniesi, inviarono Tibrone per combatterlo.»
Pace di Antalcida
modificaNel 388 a.C. Antalcida, comandante della marina militare spartana, cooperò con la Persia contro Atene e ottenne alcuni successi navali nell'Ellesponto che gli permisero di accordarsi con Artaserse II per imporre ai nemici di Sparta una pace, detta Pace di Antalcida o Pace del Re (386 a.C.). La Pace di Antalcida è primo esempio di "pace comune", ossia di un trattato di pace garantito da sanzioni, ratificato da tutti gli stati greci, e senza limite di tempo; di fatto il trattato salvaguardava l'egemonia spartana sulla Grecia, ma a costo del riconoscimento dell'egemonia persiana sull'intera Asia Minore e delle isole di Clazomene e di Cipro. I termini della pace furono annunciati agli inviati greci a Sardi nell'inverno del 387-386 a.C., e finalmente fu accettato da Sparta nel 386 a.C.[2][3]
Ultimi anni e morte
modificaAntalcida continuò ad essere appoggiato da Artaserse II finché durò l'egemonia spartana: la gravissima sconfitta spartana a Leuttra (371 a.C.) mise fine sia alla supremazia spartana in Grecia sia al favore di Antalcida presso il re persiano.
Una nuova missione in Persia, probabilmente nel 367 a.C. ebbe ancora un esito fallimentare e, come riferisce Plutarco, Antalcida, profondamente mortificato e timoroso delle conseguenze a Sparta, pare si sia lasciato morire di fame.[4]
Note
modificaBibliografia
modifica- Fonti primarie
- Diodoro Siculo, Bibliotheca historica.
- Plutarco, Vite parallele: Artaserse.
- Senofonte, Elleniche.
- Fonti secondarie
- (EN) William Smith (a cura di), Antalcidas, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870.
- Eugenio Lanzillotta, La politica spartana dopo la pace di Antalcida. Roma : Istituto Italiano per la Storia antica, 1979 (Estratto da: Settima miscellanea greca e romana, fasc. 31)
Altri progetti
modificaCollegamenti esterni
modifica- Antàlcida, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Vincenzo Costanzi, ANTALCIDA, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929.
- Antalcida, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Antàlcida, su sapere.it, De Agostini.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 24152199264614281974 |
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