Andrej Andreevič Gromyko

politico e diplomatico sovietico
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Andrej Andreevič Gromyko (in russo Андре́й Андре́евич Громы́ко?; in bielorusso Андрэй Андрэевіч Грамыка?, Andrėj Andrėevič Hramyka; Homel', 18 luglio 1909, [ 5 luglio del calendario giuliano[1]] – Mosca, 2 luglio 1989) è stato un politico e diplomatico sovietico di origini bielorusse.

Andrej Andreevič Gromyko
Андрей Андреевич Громыко
Андрэй Андрэевіч Грамыка

Presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS
Durata mandato27 luglio 1985 –
1º ottobre 1988
Capo del governoNikolaj Tichonov
Nikolaj Ryžkov
PredecessoreKonstantin Černenko
Vasilij Vasil'evič Kuznecov
(ad interim)
SuccessoreMichail Gorbačëv

Primo vicepresidente del Consiglio dei ministri dell'URSS
Durata mandato24 marzo 1983 –
2 luglio 1985
Capo del governoNikolaj Tichonov
PredecessoreHeydər Əliyev
SuccessoreNikolaj Talyzin

Ministro degli affari esteri dell'URSS
Durata mandato15 febbraio 1957 –
2 luglio 1985
Capo del governoNikolaj Bulganin
Nikita Chruščëv
Aleksej Kosygin
Nikolaj Tichonov
PredecessoreDmitrij Šepilov
SuccessoreEduard Shevardnadze

Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS
LegislaturaII, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI
CircoscrizioneOblast' di Penza (II), Oblast' di Molodečno (V), Oblast' di Gomel' (VI), Oblast' di Minsk (VII, VIII, IX, X, XI)

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista dell'Unione Sovietica
Titolo di studiodoktor nauk in economia
UniversitàBelarusian State Economic University

Fu ministro degli esteri dell'Unione Sovietica (1957-1985) e presidente del Praesidium del Soviet Supremo (1985-1988).

La sua lunga esperienza diplomatica – sempre fedele alla linea del PCUS, tanto da guadagnargli l'epiteto di Mr. Nyet (signor no) – fu generalmente considerata parte indispensabile delle relazioni Est-Ovest, anche nei momenti di massima tensione.[2]

Biografia

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Gromyko nacque in una famiglia di contadini a Starya Hramiki, un piccolo villaggio vicino a Homel', in Bielorussia. Dopo avere frequentato la scuola primaria a Homel', studiò in un istituto tecnico a Barysaŭ. Nel 1922 entrò a far parte del Komsomol, l'organizzazione giovanile comunista. Dopo il diploma lavorò a Dzjaržynsk come insegnante e preside di una scuola secondaria. Nel 1931 entrò a far parte del PCUS; nello stesso anno conobbe la futura moglie, Lydia Grinevič, originaria di un villaggio vicino a Minsk. Un dirigente del Partito Comunista Bielorusso gli offrì la possibilità di studiare economia a Minsk, con la possibilità di lavorare per mantenersi agli studi; Gromyko accettò e si trasferì in quella città con la famiglia. Nel 1934 fu trasferito a Mosca, dove continuò a studiare economia; nel 1936 conseguì la laurea e cominciò a lavorare come ricercatore all'Accademia Sovietica delle Scienze.

Nel 1939 fu assunto al Commissariato del Popolo per gli affari esteri, poi divenuto ministero degli esteri; nello stesso anno fu mandato in USA come consigliere di ambasciata. Nel 1943 divenne ambasciatore in USA, incarico che ricoprì fino al 1946, quando fu nominato ambasciatore all'ONU, carica che mantenne fino al 1949.[3] Fra il 1952 e il 1953 fu ambasciatore nel Regno Unito. Nel 1956 entrò a far parte del Comitato Centrale del PCUS. Nel 1957 divenne ministro degli esteri dell'URSS, incarico che ricoprì fino al 1985. Nel 1973 divenne membro del Politburo. Nel 1985 fu nominato presidente del Presidium del Soviet Supremo, incarico che ricoprì fino al 1988, anno in cui fu messo a riposo. Ritiratosi dalla vita politica, Gromyko morì a Mosca nel 1989.

Onorificenze

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Onorificenze sovietiche

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— 1982

Onorificenze straniere

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  • Andrej Gromyko, Memoirs, Doubleday, 1989
  • Andrej Gromyko, L'espansione internazionale del capitale, Editori Riuniti, 1982.
  • Andrej Gromyko, Memorie, Rizzoli, 1989.
  1. ^ Nelle zone appartenute all'Impero russo il calendario gregoriano venne introdotto il 14 febbraio 1918.
  2. ^ Genscher, Hans Dietrich, e altri, "Foreign Politicians on A.A. Gromyko", in International Affairs: A Russian Journal of World Politics, Diplomacy & International Relations, 55, no. 4 (July 2009): 192-198.
  3. ^ Henry Kissinger, Gli anni alla Casa Bianca, Bergamo, Edizioni Euroclub Italia s.p.a. (trad. da White House Years di Alberto Anichini, Michele Buzzi, Bruno Oddera), 1980, p. 628

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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